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Conoide alluvionale Pleistocenica di Fonte d'Amore - Bagnaturo

Rilevanza: Nazionale
Valore del Geosito: Scientifico, Educativo
Tipo: di interesse Geomorfologico


La conoide alluvionale pleistocenica di Fonte d'Amore–Bagnaturo è situata nella fascia pedemontana occidentale del massiccio della Majella, ai piedi del Monte Morrone, nel territorio comunale di Sulmona. Si tratta di un ampio corpo sedimentario a morfologia a ventaglio, formatosi durante il Pleistocene per l'accumulo dei materiali trasportati dai corsi d'acqua che scendevano dai versanti montani verso la conca peligna. L'edificio di conoide si è sviluppato in corrispondenza dell'imbocco dei valloni che incidono il Morrone, dove la brusca diminuzione della pendenza ha determinato la deposizione del carico solido proveniente dai bacini montani.

I depositi che costituiscono la conoide sono composti prevalentemente da ghiaie, ciottoli e blocchi calcarei e dolomitici, immersi in matrice sabbiosa o limosa, derivanti dall'erosione dei rilievi carbonatici sovrastanti. La granulometria grossolana e la disposizione caotica dei clasti testimoniano un ambiente deposizionale ad alta energia, legato a episodi di colate detritiche e a piene torrentizie tipiche dei climi freddi e più umidi del Pleistocene. Questi sedimenti poggiano in discordanza sul substrato carbonatico mesozoico e presentano una stratificazione irregolare, spesso inclinata secondo la pendenza originaria della conoide.

L'evoluzione geomorfologica dell'area testimonia una fase di intensa erosione dei versanti e di accumulo dei prodotti di disgregazione nella zona pedemontana, seguita da una successiva incisione dei depositi più antichi da parte di corsi d'acqua più recenti. Le superfici più elevate della conoide, oggi parzialmente terrazzate o smantellate, rappresentano livelli morfologici relitti che documentano differenti fasi di attività deposizionale nel corso del Quaternario.

La conoide di Fonte d'Amore–Bagnaturo costituisce un elemento di notevole interesse geologico e geomorfologico, in quanto conserva tracce chiare della dinamica dei versanti e dei processi di sedimentazione fluvio-torrentizia pleistocenica che hanno modellato la conca peligna. Essa rappresenta inoltre un archivio naturale fondamentale per la ricostruzione delle variazioni climatiche e morfogenetiche che hanno caratterizzato il paesaggio appenninico durante il Quaternario.