GEOSITI
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La cava abbandonata di Madonna della Mazza

Rilevanza: Natzionale
Valore del Geositi: Geoturistico, Scientifico, Educativo
Tipo: di interesse Geomorfologico

La cava, lunga circa 80 metri e larga 50, presenta pareti alte fino a 12 metri e due livelli di pavimentazione ben riconoscibili, collegati da piccoli gradini, che permettono di osservare da vicino le caratteristiche geologiche del sito.

Le rocce affioranti appartengono alla Formazione dell'Orfento, depositatasi tra 84 e 66 milioni di anni fa (Cretacico superiore), quando quest'area era occupata da un ambiente marino profondo. Si tratta di sedimenti torbiditici bacinali, ricchi di frammenti di organismi marini come le rudiste, incastonati in una matrice calcarea. Ma la vera peculiarità di questo luogo sono le stiloliti, spettacolari strutture che si riconoscono lungo le pareti della cava come sottili linee frastagliate e dentellate. Il termine deriva dal greco stylos (“colonna”) e lithos (“pietra”): si tratta infatti di superfici irregolari formatesi all'interno delle rocce carbonatiche sottoposte a forti pressioni nel corso di milioni di anni. Queste pressioni possono derivare da movimenti tettonici profondi oppure dalla compattazione dei sedimenti sovrastanti. Nel secondo caso si parla di stiloliti diagenetiche, spesso parallele alla stratificazione originaria della roccia.

Le stiloliti sono facilmente riconoscibili per il sottile velo di minerali residuali (argille, ossidi di ferro, materia organica) che ne mette in risalto il profilo rispetto al resto della roccia. Queste strutture sono molto più che semplici curiosità geologiche: osservandone la forma e l'orientazione, è possibile ricostruire la direzione delle forze compattanti e, di conseguenza, la storia tettonica della Maiella. Le ricerche condotte in questa cava hanno permesso di distinguere due tipi principali di stiloliti:

· Stiloliti parallele alla stratificazione, formatesi prima dell'orogenesi appenninica, quando il rilievo della Maiella non era ancora emerso.

· Cinque bande di stiloliti tranciate, sviluppatesi invece durante e dopo la deformazione associata al sollevamento dell'anticlinale.

Questa combinazione rende il geosito Madonna della Mazza un luogo unico per comprendere la storia profonda delle montagne, un archivio naturale capace di raccontare — attraverso minuscole strutture dentellate — milioni di anni di trasformazioni geologiche invisibili a occhio nudo.