Sito Paleolitico Quaternario di Valle Giumentina
Rilevanza: Internazionale
Valore del Geosito: Geoturismo, Scientifico, Educativo
Tipo: di interesse Quaternario Archeologico
Siamo in uno dei più importanti geositi del Geoparco conosciuto da archeologie e geologi a livello internazionale. In questo luogo nel Quaternario vi era un bacino lacustre, dello spessore di circa 70 m al centro, che dopo fasi di maggiore e minore estensione si è prosciugato ca. 40.000 anni fa. I suoi sedimenti, che contengono tracce di occupazione umana a partire da 570.000 anni fa fino al Paleolitico superiore (ca. 30.000 anni fa), hanno registrato per lungo tempo le fluttuazioni climatiche ed ambientali del passato. Il riempimento di epoca Pleistocenica venne asportato nella parte più alta in tempi più recenti da un antico affluente dell'Orta; ciò testimonia il fatto che allora questa zona apparteneva ad un bacino idrografico diverso dall'attuale. Nel 1953, l'archeologo A. M. Radmilli e il geologo francese J. Demangeot esplorarono una sezione stratigrafica messa in luce da una frana nel fossato di Valle Giumentina, rinvenendo oggetti di pietra scheggiata (industrie litiche) molto ben conservati, insieme a resti ossei di caccia di animali tra cui il cervo. Costituita da 9 livelli ricchi di resti archeologici del Paleolitico inferiore e medio, ben separati da strati di sedimenti senza reperti, la sequenza è così eccezionale da essere diventata di riferimento per lo studio della Preistoria d'Italia e d'Europa.
Valore del Geosito: Geoturismo, Scientifico, Educativo
Tipo: di interesse Quaternario Archeologico
Siamo in uno dei più importanti geositi del Geoparco conosciuto da archeologie e geologi a livello internazionale. In questo luogo nel Quaternario vi era un bacino lacustre, dello spessore di circa 70 m al centro, che dopo fasi di maggiore e minore estensione si è prosciugato ca. 40.000 anni fa. I suoi sedimenti, che contengono tracce di occupazione umana a partire da 570.000 anni fa fino al Paleolitico superiore (ca. 30.000 anni fa), hanno registrato per lungo tempo le fluttuazioni climatiche ed ambientali del passato. Il riempimento di epoca Pleistocenica venne asportato nella parte più alta in tempi più recenti da un antico affluente dell'Orta; ciò testimonia il fatto che allora questa zona apparteneva ad un bacino idrografico diverso dall'attuale. Nel 1953, l'archeologo A. M. Radmilli e il geologo francese J. Demangeot esplorarono una sezione stratigrafica messa in luce da una frana nel fossato di Valle Giumentina, rinvenendo oggetti di pietra scheggiata (industrie litiche) molto ben conservati, insieme a resti ossei di caccia di animali tra cui il cervo. Costituita da 9 livelli ricchi di resti archeologici del Paleolitico inferiore e medio, ben separati da strati di sedimenti senza reperti, la sequenza è così eccezionale da essere diventata di riferimento per lo studio della Preistoria d'Italia e d'Europa.
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