Complesso agro-pastorale di Colle della Civita
Rilevanza: Nazionale
Valore del Geosito: Geoturistico
Tipo: Di interesse geomorfologico
Valore del Geosito: Geoturistico
Tipo: Di interesse geomorfologico
Siamo nel comune di Roccamorice difronte ad un complesso agro-pastorale in pietra a secco che nel panorama italiano, esclusa la Puglia, rappresenta un fenomeno molto raro. È naturalmente la pietra della Maiella a far da protagonista, questa volta utilizzata dall'uomo ad uso strutturale, il complesso si appoggia ad una parete rocciosa mimetizzandosi perfettamente, solo i buchi neri degli ingressi delle capanne e dei corridoi coperti rilevano la sua presenza. La sommità di un colle e gli affioramenti rocciosi sono condizioni ideali per poter realizzare la costruzione di un complesso agro-pastorale, sfruttando le pareti di roccia a cui appoggiare le capanne o inglobarli nelle mura dei recinti, riduceva di molto il lavoro e nello stesso tempo rendeva il complesso ben isolato e al riparo dai venti.
Il complesso fu costruito da un abitante di Roccamorice insieme ad una squadra di quindici operai nel 1940 per conto di un proprietario di bestiame, ci vollero quaranta giorni e la paga era costituita da “pezze” di formaggio. Ogni capanna assume una funzione ben precisa nell'economia del complesso: mungitoio, deposito e dormitorio. Oltre alle capanne di pietra a secco di diversa tipologia troviamo alcuni corridoi coperti di accesso al complesso e di collegamento fra le capanne, i corridoi avevano anche la funzione di mungitoi al coperto. Contrariamente a quanto avveniva per la piccola capanna costruita dal contadino negli intervalli di lavoro e in tempi relativamente lunghi, i villaggi agro-pastorali venivano realizzati in tempi brevi e dietro un organico progetto iniziale e con un certo numero di manovali. In queste “masserie” stagionali, si trasferivano interi nuclei familiari ed erano pertanto necessarie strutture idonee all'alloggio di uomini ed animali e al deposito e alla lavorazione dei prodotti.
I prodotti caseari e tutto ciò che occorreva conservare al sicuro venivano messi su dei graticci posti a circa due metri di altezza da terra.
Il paesaggio agro pastorale racconta un momento storico caratterizzato da un'economia di estrema povertà, con spazi abbandonati quando si verificarono prospettive di vita più umane, pur nella bellezza e nel fascino propri dell'abbandono, ha sempre rappresentato un “paesaggio della fame”.
Il complesso fu costruito da un abitante di Roccamorice insieme ad una squadra di quindici operai nel 1940 per conto di un proprietario di bestiame, ci vollero quaranta giorni e la paga era costituita da “pezze” di formaggio. Ogni capanna assume una funzione ben precisa nell'economia del complesso: mungitoio, deposito e dormitorio. Oltre alle capanne di pietra a secco di diversa tipologia troviamo alcuni corridoi coperti di accesso al complesso e di collegamento fra le capanne, i corridoi avevano anche la funzione di mungitoi al coperto. Contrariamente a quanto avveniva per la piccola capanna costruita dal contadino negli intervalli di lavoro e in tempi relativamente lunghi, i villaggi agro-pastorali venivano realizzati in tempi brevi e dietro un organico progetto iniziale e con un certo numero di manovali. In queste “masserie” stagionali, si trasferivano interi nuclei familiari ed erano pertanto necessarie strutture idonee all'alloggio di uomini ed animali e al deposito e alla lavorazione dei prodotti.
I prodotti caseari e tutto ciò che occorreva conservare al sicuro venivano messi su dei graticci posti a circa due metri di altezza da terra.
Il paesaggio agro pastorale racconta un momento storico caratterizzato da un'economia di estrema povertà, con spazi abbandonati quando si verificarono prospettive di vita più umane, pur nella bellezza e nel fascino propri dell'abbandono, ha sempre rappresentato un “paesaggio della fame”.
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