Eremo di Sant’Angelo a Palombaro
Rilevanza: Internazionale
Valore: Geoturistico
Tipo: Di interesse quaternario
Nel cuore del territorio di Palombaro, a circa 750 metri di quota, sorge il suggestivo geosito dell'eremo di Sant'Angelo, un luogo dove geologia, storia e devozione religiosa si incontrano e si fondono in un racconto millenario. L'eremo si trova in località Sant'Agata d'Ugno, all'interno di un ampio anfratto naturale originato da due processi combinati: l'azione dell'acqua carsica, che nel tempo ha dissolto lentamente la roccia calcarea, e l'effetto di un sistema di fratture tettoniche formatosi lungo il fronte di sovrascorrimento della Maiella. Il risultato è una grande cavità, larga circa 35 metri all'ingresso, che rappresenta un perfetto esempio di come i processi geologici possano modellare spazi naturali poi reinterpretati dall'uomo. Sullo sfondo della grotta si trovano i resti di un'antica chiesa medievale, costruita tra l'XI e il XII secolo e dedicata a San Michele Arcangelo. Oggi si possono ancora riconoscere due tratti murari e una abside semicircolare ornata da decorazioni scolpite, simili a quelle presenti nella celebre abbazia di San Liberatore a Maiella. Un documento papale del 1221, firmato da Onorio III, attesta l'appartenenza dell'edificio al monastero di San Martino in Valle, sottolineando l'importanza spirituale che questo luogo ebbe nel Medioevo. Il sito ha però origini più antiche: secondo la tradizione, qui sorgeva in epoca romana un tempio dedicato a Bona, dea della fertilità. Le donne si recavano alla grotta per bagnarsi il petto con l'acqua raccolta nelle vasche naturali – quattro delle quali sono ancora visibili – con la speranza di favorire la produzione di latte materno. Con l'avvento del cristianesimo, questo culto fu sostituito prima con quello di Sant'Agata, protettrice delle puerpere, e infine con quello di San Michele Arcangelo. La presenza dell'acqua, il carattere rupestre del santuario e il legame con il mondo pastorale rendono plausibile anche un riferimento al più ampio culto micelico, diffuso nelle aree montane dell'Italia medievale. Oggi l'edificio appare spoglio: dell'antica decorazione restano solo pochi elementi murari, mentre un tempo ospitava un altare e due nicchie con statuette di santi, visibili fino agli anni Trenta del Novecento. L'Eremo di Sant'Angelo resta però un luogo straordinario, in cui la roccia racconta la storia del paesaggio e le tracce del sacro testimoniano l'evoluzione delle credenze umane — dal culto pagano alla devozione cristiana — in un dialogo profondo tra ambiente naturale e cultura.
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