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La frana di Caramanico

Rilevanza: Internazionale
Valore: Geoturistico, Educativo
Tipo: Di interesse geomorfologico

La frana di Caramanico è uno dei più vasti e complessi fenomeni gravitativi della Maiella, ben documentato fin dal 1600 e che nel 1989 ha interrotto il collegamento tra gli abitati di Caramanico Terme e S. Eufemia a Maiella è tutt'oggi oggetto di monitoraggio. Si tratta di una frana di grandi dimensioni, che interessa il versante occidentale del massiccio e che, in occasione di piogge intense, può riattivarsi provocando danni significativi. Emblematico è il caso in cui il livello della strada è sprofondato di circa 12 metri, mostrando con evidenza la forza di questi movimenti naturali.
La frana si è sviluppata in un contesto geologico complesso. Il substrato coinvolto è formato da brecce calcaree continentali – rocce coerenti ma eterogenee, spesse fino a 100 metri e fortemente fratturate – e da argille marnose, più deboli e facilmente alterabili, stratificate e sovraconsolidate. A ricoprire il tutto ci sono coltri e coni di detrito, mescolanze di materiali fini e grossolani, che partecipano interamente al movimento franoso. Le discontinuità strutturali, come una faglia normale e due fratture con diverse immersioni, hanno favorito l'instabilità del versante.
La nicchia di distacco, lunga 600 metri e larga fino a 20, è ben riconoscibile, così come l'imponente accumulo di frana, che si estende per 30 ettari con uno spessore superiore ai 10 metri, largo circa 700 e lungo 500. Un ruolo determinante nella dinamica del fenomeno è svolto dal fiume Orta, che con la sua erosione al piede del versante contribuisce ad alimentare l'instabilità.
Proprio per la sua importanza e per il rischio che rappresenta, la frana di Caramanico è sottoposta a costante controllo e sorveglianza: rilievi topografici ripetuti, inclinometri e piezometri permettono di monitorarne i movimenti e comprenderne l'evoluzione. Oltre a essere un geosito di grande valore scientifico, utile per studiare i processi di instabilità dei versanti appenninici, è anche una testimonianza viva di come l'uomo debba convivere con una natura in continuo cambiamento.