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Le pareti rocciose di Roccamorice e l’Eremo di Santo Spirito

Rilevanza: Nazionale
Valore del Geosito: Geoturistico, Scientifico
Tipo: Quaternario

Questo geosito rappresenta uno degli esempi più importanti riguardanti il patrimonio culturale legato alla storia celestiniana del Geoparco. Siamo difronte all'Eremo Abbazia di Santo Spirito a Maiella dove la sacralità, l'arte e la geologia si fondono.
I calcari che formano la parete difronte a voi ci raccontano di quando la Maiella non era ancora una montagna ma un mare basso e caldo dove nuotavano squali e pesci tropicali (tra 30 e 60 milioni di anni fa). Prima che avvenisse l'orogenesi, sul fondale di questo vecchio mare chiamato Tetide, si formavano le rocce che oggi osserviamo ergersi in maestose pareti verticali. L'omogeneità cromatica del bianco dei calcari viene interrotta da quelle che sembrano pennellate nere che scendono sulle pareti sono conosciute come “macchie di inchiostro” o “tinderstriche” e sono colonie di cianobatteri che formano croste scure verrucose proprio dove trovano fratture nella roccia con alta umidità dovuta a rigagnoli d'acqua.
In questo geosito si percepisce lo stretto ed ancestrale rapporto tra uomo e pietra, le pareti di calcare locali diventano sacre e funzionali alla costruzione del complesso di edifici che costituiscono l'Eremo di Santo Spirito a Maiella.
Articolato complesso di edifici addossati alla parete rocciosa, la parte bassa comprende la chiesa, la sagrestia ed un settore abitativo. La chiesa, fatta ricostruire alla fine del Cinquecento da Pietro Santucci da Manfredonia, presenta una navata unica suddivisa in quattro campate con altari laterali. Al di sotto della chiesa si trova il nucleo più antico, l'eremo, costituito dalla stanza del Crocifisso, dove secondo la tradizione fra Pietro era solito pregare, e dal giaciglio dell'eremita. Al di sotto del settore abitativo cinquecentesco vi sono cinque piccoli vani, le cellette dei primi compagni di Pietro. La seconda zona è formata da ciò che resta del monastero cinquecentesco, con locali di servizio al pianterreno (cucina, dispensa, forno, ecc.) e camere ai piani superiori.
La terza e ultima parte è costituita dalla foresteria, detta anche Casa del Principe, realizzata nella seconda metà del Seicento per volontà di Marino IV Caracciolo. Quasi di fronte ad essa è posta la Scala Santa che conduce all'oratorio della Maddalena.
Fondato da fra Pietro del Morrone (Celestino V) dal 1275 al 1293 è la “casa madre” dell'Ordine di S. Spirito della Maiella (poi Ordine dei Celestini). Progressivamente abbandonato nel Trecento, viene ricostruito per iniziativa dell'abate Pietro Santucci da Manfredonia (1586-1641) ed ottiene il titolo di Badia. Nel XVII sec., il nobile Marino IV Caracciolo vi si ritira facendovi costruire un edificio (“la casa del principe”), in seguito trasformato in foresteria.
Soppresso l'Ordine dei Celestini nel 1807, il monastero di S. Spirito viene definitivamente abbandonato.
Il 29 agosto, festa della decollazione di S. Giovanni Battista, vi si celebra il rito del “Perdono”: chi si confessa e si comunica guadagna l'indulgenza plenaria.