Miniere di Bitume Dell’Acquafredda nel settore settentrionale della Maiella
Rilevanza: Internazionale
Valore: Geoturistico, Scientifico, Educativo
Tipo: Di interesse minerario
Valore: Geoturistico, Scientifico, Educativo
Tipo: Di interesse minerario
Il geosito di Acquafredda, nel territorio di Roccamorice, unisce geologia, storia industriale e memoria delle comunità locali. Qui, dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, si svolse un'intensa attività estrattiva legata alla presenza del bitume, la cosiddetta “pece”, che per lungo tempo rappresentò una georisorsa preziosa.
Dal punto di vista geologico, la miniera è un esempio di “reservoir affiorante”: in Maiella, infatti, i giacimenti di idrocarburi che in altre parti del mondo si trovano a centinaia di metri di profondità, qui emergono direttamente in superficie. Per questo motivo la montagna è considerata un vero e proprio laboratorio naturale per geologi e studiosi.
Il sito conserva ancora gli ingressi delle antiche gallerie, successivamente riutilizzati anche dai pastori.
Nei piazzali antistanti si svolgeva parte della lavorazione delle rocce bituminose: qui venivano sistemate le “storte” dei forni, utilizzate per riscaldare i calcari e far defluire il bitume. Gli scarti, ovvero le pietre “cotte” chiamate “rosticci”, venivano accumulati sul posto fino a formare collinette artificiali che ancora oggi caratterizzano il paesaggio minerario che fù.
Il bitume estratto trovava molteplici impieghi: veniva utilizzato come combustibile, per impermeabilizzare superfici e come materia prima per la fabbricazione delle mattonelle d'asfalto.
L'attività mineraria segnò profondamente la vita delle comunità locali, portando opportunità di lavoro ma anche mettendo in evidenza la durezza delle condizioni di estrazione in un ambiente montano severo.
Oggi la miniera di Acquafredda è un testimone silenzioso di quel passato, un luogo dove leggere insieme la storia della geologia della Maiella e quella delle persone che hanno vissuto in simbiosi con la montagna.
Dal punto di vista geologico, la miniera è un esempio di “reservoir affiorante”: in Maiella, infatti, i giacimenti di idrocarburi che in altre parti del mondo si trovano a centinaia di metri di profondità, qui emergono direttamente in superficie. Per questo motivo la montagna è considerata un vero e proprio laboratorio naturale per geologi e studiosi.
Il sito conserva ancora gli ingressi delle antiche gallerie, successivamente riutilizzati anche dai pastori.
Nei piazzali antistanti si svolgeva parte della lavorazione delle rocce bituminose: qui venivano sistemate le “storte” dei forni, utilizzate per riscaldare i calcari e far defluire il bitume. Gli scarti, ovvero le pietre “cotte” chiamate “rosticci”, venivano accumulati sul posto fino a formare collinette artificiali che ancora oggi caratterizzano il paesaggio minerario che fù.
Il bitume estratto trovava molteplici impieghi: veniva utilizzato come combustibile, per impermeabilizzare superfici e come materia prima per la fabbricazione delle mattonelle d'asfalto.
L'attività mineraria segnò profondamente la vita delle comunità locali, portando opportunità di lavoro ma anche mettendo in evidenza la durezza delle condizioni di estrazione in un ambiente montano severo.
Oggi la miniera di Acquafredda è un testimone silenzioso di quel passato, un luogo dove leggere insieme la storia della geologia della Maiella e quella delle persone che hanno vissuto in simbiosi con la montagna.
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